Menu
Forse tutta la vita non è che un sogno continuo, e il momento della morte sarà un risveglio improvviso.
Pedro Calderón de la Barca
Pedro Calderón de la Barca
Dopo 11 anni di sperimentazioni e test, si può finalmente affermare che dal 2020 sarà attivo il più grande impianto esistente che sfrutta l’energia delle maree, una sorta di “mulino a vento” subacqueo, le cui pale saranno mosse proprio dall’energia cinetica del mare.
L’impianto alimentato con l’energia delle maree sarà costruito dalla compagnia MeyGen, tra la Scozia e le isole Orcadi, dove c’è il “Pentland Firth”. In questo fiordo, che in realtà è più uno stretto, le maree giornaliere hanno una velocità di circa 18 km orari, ma possono arrivare anche a 29. MeyGen L’impianto verrà costruito su una superficie di 3,5 chilometri quadrati e sfrutterà questa grande potenza, raggiungendo i 398 megawatt di energia elettrica ogni anno. Partendo da 61 turbine entro il 2020, sarà in grado di fornire l’energia sufficiente per alimentare 40.000 case scozzesi, che potrebbero diventare 175.000 se fosse raggiunto poi l’obiettivo delle 269 turbine. Finora il primato per questo tipo di impianti era detenuto da quello costruito nel Lago Sihwa, in Corea del Sud, che generava una potenza di 254 megawatt ogni anno. L’installazione delle turbine subacquee creerà non pochi problemi, proprio a causa dei movimenti delle onde, ma una volta installate saranno stabili su una solida struttura in calcestruzzo. La compagnia è riuscita ad aggiudicarsi un finanziamento da circa 65 milioni di euro, di cui circa 25 dal governo scozzese e dalla Highlands and Islands Enterprise (HIE). Circa 13 verranno invece, dal governo britannico. Anche il ministro dell’Energia scozzese Fergus Ewing ha espresso alla BBC il suo entusiasmo: Lo sviluppo di Pentland Firth porta la nostra ambizione a un livello superiore e cementa ulteriormente la reputazione della Scozia come leader mondiale nella distribuzione di tecnologia delle energie rinnovabili. Mentre Rob Hastings, direttore del The Crown Estate, che gestisce il fondo marino del Regno Unito, ha aggiunto: Questo fa parte di una strategia volta a esplorare il potenziale del flusso dell’energia delle maree su scala commerciale, con un progetto che offre un trampolino di lancio nel cammino verso lo sblocco nazionale dell’energia maremotrice potenziale, nel lungo termine. www.greenstyle.it/energia-dal-mare-impianto-piu-grande-al-mondo-in-scozia-119828.html
0 Commenti
Già gli antichi Greci sapevano che, navigando verso Sud o verso Nord nel Meditteraneo, il cielo visibile cambia, le stelle assumono altezze e direzioni diverse e stelle mai visibili da un luogo diventano visibili da un altro. Da tutto ciò essi avevano correttamente dedotto la curvatura del nostro pianeta, almeno in senso Nord-Sud. Immaginiamo una bella notte invernale; telefoniamo ad un nostro amico che si trovi sul nostro stesso meridiano (quindi con la nostra stessa longitudine ), ma ad una latitudine più bassa, per esempio sulle coste della Libia. Immaginiamo di chiedergli di descriverci il cielo che vede sia verso Sud, sia verso Nord e confrontiamolo con ciò che vediamo noi. (Se avete qualche difficoltà usate le istruzioni per comprendere e leggere le seguenti cartine del cielo). Il nostro amico vede, a Sud, per lo più le stesse stelle che vediamo noi, ma più alte; per esempio le tre stelle allineate della cintura di Orione (ORI) sono a poco più di 40° a Firenze e salgono a 60° in Libia. Vede però anche una stella che noi non vediamo mai: la brillante Canopo, tra la costellazione della Poppa (PUP) e quella del Pittore (PIC). Verso Nord spicca la diversa altezza delle costellazioni circumpolari e della stella polare che appartiene all'Orsa Minore (UMI) e si trova sulla verticale del punto Nord dell'orizzonte.Gli antichi Greci si resero conto che il cielo è diverso anche se osservato in luoghi a diversa longitudine e dedussero così la curvatura della Terra anche in senso Est-Ovest. Per far ciò usarono le eclissi di Luna che permettono di sincronizzare l'osservazione fatta in luoghi lontani. Noi immaginiamo di telefonare ad un nostro amico che si trova, per esempio a Bucarest (quasi la stessa latitudine di Firenze, ma diversa longitudine) e di chiedergli di descriverci il cielo che vede, in modo da paragonare la sua descrizione con ciò che, nello stesso momento, stiamo vedendo. Concentriamoci sulla costellazione dello Scorpione (SCO): a Firenze essa si trova immediatamente ad Est del meridiano. Il nostro amico la vede invece spostata ad Ovest, mentre sta transitando sul meridiano. Notate che a Bucarest il tempo civile è avanti di un'ora rispetto a Firenze. www.arcetri.astro.it/~ranfagni/CD/CD_TESTI/LUO_D.HTM Un video molto eloquente confuta la teoria della terra piatta Terra piatta: scacco matto in tre mosse https://www.youtube.com/watch?v=TX_Tv2sBXHU Masticare foglie di coca. Sarebbe stata questa, secondo il ministro boliviano alla Cultura Marko Machicao, la richiesta di Papa Francesco quando dal 6 al 12 luglio prossimi andrà a visitare la Bolivia, insieme all’Ecuador e al Paraguay. “Abbiamo offerto al Papa un tè di coca per l’altitudine – ha raccontato il ministro parlando alla radio e alla televisione di Stato – Ma lui ha espressamente chiesto di poterle masticare. Quindi aspetteremo il Santo Padre con la sacra foglia di coca”. Il Vaticano non ha ancora commentato la notizia. Nonostante costituiscano l’ingrediente principale della cocaina, le foglie sono considerate legali nel paese sudamericano e vengono consumate abitualmente dai cittadini. Qualcuno ne difende l’uso, come ad esempio il presidente boliviano Evo Morales, e le considera piante sacre. http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ministro-boliviano-Il-Papa-ci-ha-chiesto-poter-masticare-le-foglie-di-coca-e1f62a3b-ab8f-4a94-b611-5bf3bdce553d.html WASHINGTON-Vivere in una città con traffico intenso e alti livelli di inquinamento atmosferico fa aumentare il rischio di ipertensione. Sebbene questo legame fosse già stato ipotizzato in passato, si tratta della prima volta che uno studio viene allestito per analizzare proprio gli effetti congiunti dello smog e del rumore delle auto sulla salute dei cittadini. A farlo sono stati i ricercatori del progetto ESCAPE (European study of cohorts for Air Pollution Effects ) che analizza gli effetti a lungo termine dell’inquinamento e che ha monitorato un campione di più di 41000 cittadini residenti, dai cinque ai nove anni consecutivi, in 5 paesi europei (Spagna, Germania, Svezia, Norvegia e Danimarca), inizialmente non affetti da ipertensione. I risultati, pubblicati su European Heart Journal, mostrano che il 15% dei cittadini monitorati dal progetto ESCAPE negli anni hanno iniziato a prendere farmaci per abbassare la pressione del sangue o hanno sofferto di ipertensione. Fonte:galileonet.it/ parstoday.com/it/news/world-i55000-vivere_in_una_citt%C3%A0_con_traffico_intenso_aumenta_il_rischio_ipertensione La Fiction Factory e la casa di cartoneÈ sufficiente che in casa girino due o tre scatoloni vuoti che i bambini iniziano subito a costruire fortini in salotto, con tanto di finestre e scaffali. Ma un edificio di cartone è veramente un’idea così ingenua e del tutto fantasiosa? Non la pensano così gli ingegneri della società olandese Fiction Factory, che hanno realizzato la Wikkelhouse, una vera e propria casa fatta di cartone, componibile a blocchi e altamente personalizzabile, progettata per durare tra i 50 e i 100 anni. Wikkelhouse Altro che una casa giocattolo, dunque, ma una vera e propria abitazione sostenibile e duratura: non sono poi molti, infatti, gli edifici di mattoni e cemento che oltrepassano oggigiorno la soglia dei cent’anni. La resistenza della Wikkelhouse, strano a dirlo, è garantita proprio dal cartone con il quale viene realizzata: 24 strati per l’esattezza, tutti di cartone di alta qualità. Questo rivestimento viene avvolto attorno ad un telaio ‘a forma di casa’, per poi essere fissato con una supercolla eco-fiendly e rivestito successivamente con una pellicola resistente alla pioggia e con dei listelli di legno. Ogni casa è composta da diversi moduli: l’entrata, il bagno, la cucina, il soggiorno, così da offrire soluzioni minime, come per una casetta in giardino, fino a veri e propri appartamenti del tutto assimilabili alle più normali abitazioni attuali. Ogni ‘blocco’ è lungo 1,2 metri: con 3 blocchi, dunque, si avrà un capanno, con 10 blocchi, invece, un appartamento vivibile e spazioso. Caratteristiche salienti della Wikkelhouse La Wikkelhouse, come assicurano alla Fiction Factory, è 3 volte più sostenibile dei normali edifici residenziali. Grazie alla sua estrema leggerezza, non abbisogna di fondamenta: questo significa che può essere montata sulla spiaggia, in mezzo ai boschi, nel prato dietro casa o persino all’interno di un magazzino. Una volta scelti tutti i moduli che andranno a comporre una Wikkelhouse, questa può essere montata in un solo giorno. Altre caratteristiche salienti della Wikkelhouse sono l’ottimo isolamento termico delle pareti e la completa riciclabilità dei materiali. Quanto costa la Wikkelhouse?La cellula minima della Wikkelhouse, composta da 3 segmenti, costa 25.000: il prezzo sale insieme ai moduli e agli optional che si decidono di installare. Purtroppo, ad oggi, la Wikkelhouse non è ancora disponibile in Italia. Oltre che in Olanda, però, le consegne e i montaggi vengono effettuati in Belgio, Lussemburgo, Germania, Francia, Regno Unito e Danimarca. http://www.green.it/wikkelhouse/ Boyan Slat aveva 17 anni quando presentò, per la prima volta, la sua invenzione al mondo. Una macchina “gigante” in grado di pulire gli oceani dalla plastica. Una soluzione per salvare il pianeta, abbattendo costi e salvaguardando la natura. E il mondo lo aveva ascoltato donandogli più di due milioni di dollari in una campagna crowdfunding di grande successo. Un budget che ha permesso a Boyan di sviluppare ancor di più il progetto e di allestire un team di esperti, molti dei quali giovani come lui, per metterlo in pratica. Oggi ha 20 anni e ha fondato un’azienda per fare tutto ciò: The Ocean Cleanup. Chi è Boyan SlatBasterebbe ascoltare con attenzione questo discorso accorato di Boyan (classe 1994), a una conferenza Tedx nel 2012, per capire molto della sua personalità e della sua forza d’animo. Ma anche delle sue competenze ingegneristiche e digitali, della sua confidenza con le nuove tecnologie e con il mondo contemporaneo che lo circonda. Eppure quello che colpisce più di ogni altra cosa è la fiducia. Nei propri mezzi, certo; ma anche nell’umanità intera. Con una filosofia ben precisa. Ad ogni sbaglio si può rimediare. L’importante è farlo in tempo. Anche per questo, nel 2014, ha ricevuto il riconoscimento di “United Nations Champions of the Earth”. Dopo alcune immersioni in Grecia, nel 2011, la vita del giovane olandese è cambiata per sempre. Travolto dalla frustrazione per lo stato di salute del mare («Vedevo più plastica che pesci») decise di fare qualcosa di concreto per invertire un destino che sembrava ineluttabile. Così, dopo aver lasciato gli studi in ingegneria aerospaziale, ha dato vita a The Ocean Cleanup, nel 2013. Le radici di un problemaOgni anno entrano nei nostri oceani 8 milioni di tonnellate di plastica che vengono convogliate, a causa di vortici e correnti, in cinque zone principali. Attualmente si stima che ci siano, in giro per le acque della Terra, oltre 5,25 trilioni di pezzi di plastica (in America un trilione è uguale ai nostri 1000 miliardi, fate voi i conti). Una cifra spaventosa. Un terzo è concentrato in quella che viene chiamata “grande chiazza di immondizia del Pacifico” (Great Pacific Garbage Patch). Negli ultimi 15 anni si è calcolato che, a causa di questo tipo d’inquinamento, siano morti più di un milione di uccelli marini e centinaia di migliaia di mammiferi. La sopravvivenza di numerose specie è a rischio. Compresi animali simbolo come le foche monache hawaiane o le tartarughe marine. Senza contare i danni economici, ogni anno le aziende che operano nei settori della pesca, della navigazione e del turismo perdono 13 miliardi di dollari per colpa dell’inquinamento, e quelli per la salute: si tratta, infatti,di materiali cancerogeni che vengono ingeriti dai pesci e che poi l’uomo, a sua volta, introduce nell’organismo. Una piaga che, oltre a causare malformazioni varie, aiuta la diffusione di forme devastanti di cancro. Foto realizzata da Boyan Slat La tecnologia sviluppata da Boyan SlatQuando l’invenzione venne presentata nel 2012, Boyan affermò che poteva essere fino a 33 volte meno costosa rispetto ai metodi convenzionali di pulizia. Metodi ormai obsoleti e poco efficaci. La sua innovazione fu testata nelle Azzorre e supportata da studi di fattibilità a cui lavorarono una squadra di esperti internazionali in ingegneria, oceanografia, ecologia, diritto marittimo, finanza e riciclo dei rifiuti. Dopo tre anni il sistema si è evoluto. È stato battezzato come “Ocean Cleanup Array” ed è costituito da un sistema di barriere galleggianti ancorate ai fondali. Sfruttando le correnti marine, queste strutture sono in grado di filtrare i rifiuti per poi raccoglierli in una piattaforma. Un grande contenitore che sarà in grado di stivare una quantità di plastica mai catturata prima. Si parla addirittura della metà del Great Pacific Garbage Patch. Le barriere occuperanno circa un chilometro e mezzo, senza danneggiare la fauna e la flora degli oceani. Le prime saranno inaugurate nel 2016, nelle acque del Giappone. Ma l’obiettivo finale, ambizioso e per questo ancora più suggestivo, è quello di coprire un’area di oltre cento chilometri entro il 2021. In questo modo si potrebbe pulire la maggior parte dell’Oceano Pacifico. Il piano futuro di Boyan: trasformare i rifiuti in energiaMa non è certamente finita qui. Sono entrati a far parte della squadra di Boyan anche alcuni scienziati con un compito preciso: studiare un modo per riciclare il materiale che le barriere andrebbero a raccogliere. Una quantità che, se fosse trasformata in energia, potrebbe portare altri benefici per l’umanità intera «Forse ci vorranno dieci anni per trovare un modo funzionante» dice Boyan «Ma è un’altra sfida che vogliamo vincere». Scommettiamo che ci riuscirà? thenexttech.startupitalia.eu/1469-20150625-chi-e-boyan-slat-il-ventenne-che-pulira-gli-oceani-dalla-plastica-a-partire-dal-2016 |